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Il museo che sorge ora ha origini remote: inizialmente era un fabbricato utilizzato dal 1296 per ospitare l'Opera del Duomo, un'istituzione laica, fondata dalla Repubblica Fiorentina, formata da amministratori, artisti e operai che si dovevano occupare della costruzione della cattedrale di Santa Maria del Fiore. Nel 1400, per esigenze di spazio, l'Opera traslocò in quella che è la sede attuale, un palazzo costruito su un precedente casolare confinante con i forni della bottega di Lorenzo Ghiberti (gli stessi dove l'artista fuse le sue Porte di bronzo per il Battistero). Qui inoltre, intorno al 1500, Michelangelo scolpì il celebre David, riciclando un blocco di marmo parzialmente usato dell'Opera del Duomo. Terminata la basilica (1436), l'Opera rimase in vita con il compito di provvedere alla tutela e manutenzione del complesso sacro formato da Duomo, Battistero e Campanile e, dal 1891, aprì al pubblico una parte delle sale trasformandole in Museo. Nel corso dei secoli si era infatti radunata una raccolta strabiliante non solo di capolavori provenienti dai tre monumenti, ma anche di inestimabili memorie storiche sulla fabbrica di Santa Maria del Fiore, come il modellino del Brunelleschi per la cupola, i vari progetti cinque-seicenteschi per la facciata e alcune macchine impiegate nella costruzione (argani, carrelli, canapi...). Ad oggi il museo espone un gran numero di capolavori che offrono una panoramica completa dello sviluppo della scultura fiorentina dal Trecento al Cinquecento. |

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Disegno Della Facciata antica di Bernardino Poccetti |
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Ricostruzione della facciata di Arnolfo di Cambio |
Nel
1294, dopo aver provato a ingrandire e consolidare Santa Reparata, il governo cittadino decise la ricostruzione completa della chiesa, con dimensioni tali da eclissare le cattedrali delle città avversarie, tra cui
Pisa e
Siena in primis.
Fu incaricato del nuovo cantiere
Arnolfo di Cambio, l'architetto delle nuove mura, già impegnato in un vasto programma unitario di rinnovo degli eidfici religiosi e civili della città (aveva probabilmente lavorato alla vasta
basilica di Santa Croce e nello stesso torno di tempo dirigeva la costruzione del
Palazzo della Signoria)
[4]. Il cardinale
Pietro Valeriano Duraguerra, legato di
papa Bonifacio VIII, pose solennemente la prima pietra della nuova basilica nella festa della
Natività della
Madonna del
1296 (
8 settembre). Venne dedicata alla Madonna "del fiore" cioè della città stessa (Fiorenza), sebbene i cittadini continuarono a chiamarla col vecchio titolo almeno fino al
1412, quando un decreto della Signoria impose l'obbligo della nuova denominazione
[4].
I lavori iniziarono con lo scavo delle fondazioni, poi con l'elevazione dei muri delle navate laterali; si procedette così per lasciare il più a lungo possibile la chiesa di Santa Reparata in grado di funzionare come cattedrale. Sono ancora in discussione sia la questione della reale esistenza di un progetto di Arnolfo di Cambio, anche se lo stile fa pensare almeno ad un suo progetto iniziale.
Arnolfo quindi doveva aver già pensato a una chiesa dotata di una grande cupola, ispirata al modello romano di
Santa Maria della Rotonda (il Pantheon), e con l'intento di superare le dimensioni del Battistero. La facciata fu subito iniziata, nonostante secondo la prassi fosse un elemento generalmente posposto rispetto alla costruzione di altre parti della chiesa, perché con la demolizione della prima campata di Santa Reparata, decisa per lasciare maggiore spazio al Battistero, si rese necessario chiudere l'antica chiesa in modo da garantirne un uso provvisorio più lungo possibile.
Anche il grande ballatoio sporgente, pur essendo stato eseguito materialmente da
Francesco Talenti, è un indizio di carattere tipicamente arnolfiano. I critici lo accostano al cornicione di
Santa Croce (tradizionalmente attribuitogli) ed a quello di altre opere analoghe come il
Duomo di Orvieto e quello di
Siena. In particolare, Angiola Maria Romanini sottolineò come il cornicione-ballatoio sia una
costante immancabile [...] in tutte le architetture arnolfiane.
Alla morte di Arnolfo (
1302),, i lavori subirono un rallentamento e furono in seguito sospesi per circa 30 anni.
Nel
1330 il ritrovamento sotto Santa Reparata delle
reliquie del venerato vescovo di Firenze,
san Zanobi, diede nuovo impeto alla costruzione. L'
Arte della Lana, che aveva ricevuto l'incarico di sovrintendere alla costruzione, nel
1334 affidò la direzione dei lavori a
Giotto, assistito da
Andrea Pisano. Giotto si concentrò sul
Campanile di cui fornì un progetto (un disegno conservato nell'Opera del
Duomo di Siena ne è probabilmente un riflesso; anche il programma iconografico dei rilievi basamentali è almeno in parte suo) e riuscì ad iniziare la costruzione, ma morì dopo soli 3 anni nel
1337.
Andrea Pisano continuò i lavori, anch'egli soprattutto sul campanile, ma morì con l'arrivo della
peste nera nel
1348 e i lavori furono di nuovo bloccati
[4].
Non si aspettò molto per riprendere i lavori e già nel
1349 il progetto passò a
Francesco Talenti, al quale si deve il completamento del campanile e, dal
1356, la ripresa dei lavori alla basilica. Un anno prima l'Opera aveva richiesto all'architetto un modello per vedere «come deono istare le cappelle di dietro», ed è a quella data che si attribuisce l'ingrandimento del progetto arnolfiano: senza modificare la larghezza della navata, già in larga parte abbozzata, fu ridotto il numero delle campate, facendole a pianta pressoché quadrata, in luogo delle tradizionali campate a pianta rettangolare di matrice gotica, quindi ora più grandi e più alte. Il Talenti realizzò entro il
1364 le prime tre, prima di essere dimesso dai lavori, a causa di critiche, dibattiti e minacce con gli Operai (i responsabili dell'Opera del Duomo), che proposero di multarlo per costringerlo ad essere più presente sul cantiere
[4].
Nel
1364 una commissione in cui partecipavano, fra gli altri,
Neri di Fioravante,
Benei e
Andrea di Cione,
Taddeo Gaddi e
Andrea di Bonaiuto, approvò il progetto definitivo della zona absidale, aumentando il diametro della cupola da 36 a 41 metri e prevedendo il tamburo con grandi occhi, su proposta di
Giovanni di Lapo Ghini. Quest'ultimo ottenne il ruolo di responsabile della costruzione dopo il Talenti e a lui è riferita la costruzione di quasi tutta la struttura delle navate
[4].
Il Talenti venne tuttavia richiamato come capomastro nel
1370, quando ormai anche la forma e la misura delle absidi era stata decisa. Le navate furono completate con la copertura nel
1378 di quella centrale nel
1380 di quelle laterali
[4]. Entro il
1421 vennero eseguite le tribune e il tamburo; restava solo da costruire la cupola
[4].
Nel
1418 fu indetto un concorso pubblico per la progettazione della cupola, o anche solo di macchine atte al sollevamento di pesi alle altezze mai raggiunte prima da una costruzione a
volta, cui parteciparono numerosi concorrenti. Il concorso, generalmente considerato come l'inizio dei lavori alla cupola, non ebbe alcun vincitore ufficiale: il cospicuo premio messo in palio non fu infatti assegnato. Si misero tuttavia in luce due artisti emergenti che si erano già scontrati nel
concorso per la porta nord del battistero del
1401:
Filippo Brunelleschi e
Lorenzo Ghiberti. Tracce d'archivio riportano come Brunelleschi predispose un modello e fece una prova generale per la costruzione della cupola senza
centina nella
chiesa di San Jacopo Soprarno. Si stabilì dunque che si cominciasse a costruire la cupola fino all'altezza di trenta
braccia e poi si decidesse come continuare, in base al comportamento delle murature. L'altezza indicata non era casuale, ma era quella alla quale i mattoni avrebbero dovuto essere posati ad un angolo tale (rispetto all'orizzontale) da non poter essere trattenuti al loro posto dalle malte a lenta presa conosciute dai muratori dell'epoca (la tecnica romana della "
pozzolana" non era più in uso) con conseguente rischio di crolli.
Brunelleschi adottò una soluzione altamente innovativa, predisponendo una doppia calotta in grado di autosostenersi durante la costruzione, senza ricorrere alle tradizionali armature di sostegno. Dopo essersi liberato del rivale con uno stratagemma, Brunelleschi ebbe il campo libero per occuparsi del grandioso progetto, risolvendo via via tutte le difficoltà che questo comportava: dalla costruzione di gru e carrucole, alla predisposizione di rinforzi, dall'organizzazione del cantiere alla decorazione esterna, che venne risolta con la creazione dei suggestivi
costoloni in marmo
[6].
La cupola interna appare di spessore enorme (due metri e mezzo alla base), mentre quella esterna è più sottile (inferiore ad un metro), con l'unica funzione di proteggere la cupola interna dalla pioggia e farla apparire, secondo le parole dell'architetto,
più magnifica e gonfiante all'esterno. La disposizione dei mattoni a
spina di pesce serviva soprattutto a creare un appiglio per le file dei mattoni in modo da impedirne lo scivolamento fino alla presa della malta. Per la complessità dell'impresa e lo straordinario risultato ottenuto, la costruzione della cupola è considerata la prima, grande affermazione dell'
architettura rinascimentale[6].
I lavori terminarono nel
1436 e la chiesa fu solennemente consacrata da
Papa Eugenio IV il
25 marzo,
capodanno fiorentino[6]. Da quel momento la chiesa fu usata ininterrottamente per le più importanti celebrazioni fiorentine, quale luogo d'assemblea oltre che di culto. Qui si tenevano le letture pubbliche della
Divina Commedia e qui si svolse il
Concilio di Firenze del
1438-
1439, durante il quale
Cosimo il Vecchio presiedette alla riunificazione fra la
chiesa latina, rappresentata da
Papa Pio II, e quella
bizantina, rappresentata dall'Imperatore
Giovanni VIII Paleologo e dal patriarca
Giuseppe[7].
Nel
1441 Leon Battista Alberti, approfittando della presenza in città della corte pontificia di
Eugenio IV e di molti dotti, tenne il
Certame Coronario in difesa della letteratura in
volgare[7]. Il momento più tragico della storia del Duomo si ebbe con la
Congiura dei Pazzi, quando fu teatro del brutale assassinio di
Giuliano de' Medici e del ferimento di suo fratello maggiore
Lorenzo, il futuro "Magnifico". Il
26 aprile 1478, dei sicari si appostarono durante la messa per colpire i rampolli di casa
Medici, su mandato della famiglia dei Pazzi appoggiata da
papa Sisto IV e da suo nipote
Girolamo Riario, tutti interessati a bloccare l'egemonia medicea.
Giovan Battista da Montesecco però, che avrebbe dovuto uccidere Lorenzo, si rifiutò di agire in un luogo consacrato e fu sostituito da un sicario di minor esperienza. Mentre Giuliano cadeva sotto le numerose coltellate, Lorenzo riuscì a fuggire nella sacrestia barricandovisi dentro. La popolazione fiorentina, favorevole ai Medici, si accanì dunque contro gli assassini e sui loro mandanti. In giornate molto drammatiche, la folla inferocita linciò e fece impiccare sommariamente la maggior parte dei responsabili.
A partire dal
1491, inoltre,
Girolamo Savonarola, frate del
Convento di San Marco, pronunciò in Santa Maria del Fiore le sue famose orazioni, improntate all'assoluto rigorismo morale ed ispirate da un grande fervore religioso, durante le quali esprimeva tutto il suo disgusto per la decadenza dei costumi, per il rinato paganesimo e per la sfrontata ostentazione della ricchezza.
Per realizzare la
lanterna fu bandito un nuovo concorso, vinto anche questa volta da Brunelleschi, con un progetto sempre basato sulla forma ottagonale che si ricollega con le colonne e gli archi alle linee dei costoloni bianchi della cupola. La costruzione della lanterna iniziò nel
1446, pochi mesi prima della scomparsa dell'architetto. Dopo un lungo periodo di stallo, durante il quale vennero anche proposte numerose modifiche, fu terminata definitivamente da
Michelozzo nel
1461. In cima alla copertura a cono fu posta nel
1468 una grande sfera dorata opera di
Verrocchio. La croce fu poi applicata tre anni dopo
[6].
La sfera cadde nel
1492 e di nuovo durante una tempesta la notte del
17 luglio 1600. Un disco di marmo bianco sul retro di
Piazza del Duomo ricorda ancora il punto dove si arrestò la sfera, che fu sostituita con quella, più grande, che si può ammirare ancora oggi (ricollocata nel
1602)
[8].
La decorazione con il
ballatoio, visibile solo sullo spicchio di nord-est, fu progettata tra il
1502 e il
1515 da
Baccio d'Agnolo e
Antonio da Sangallo il Vecchio. Prima di realizzare gli altri sette spicchi si chiese un parere da
Michelangelo, in quel periodo a Firenze. Il maestro tranciò però il progetto definendolo che faceva sembrare la cupola "
una gabbia pe' i grilli", e infatti non venne più continuato, lasciando quelle pareti murarie tutt'ora incompiute
[9].
A questo punto rimaneva incompiuta solo la
facciata della cattedrale, la quale presentava ancora la parziale costruzione decorativa risalente ad
Arnolfo di Cambio. Già nel
1491 Lorenzo il Magnifico aveva promosso un concorso per il completamento, ma non fu trovata attuazione. Se ne riparlò sotto
Francesco I de' Medici, e
1587 quello che esisteva venne distrutto su proposta di
Bernardo Buontalenti, che avanzò un suo progetto più "moderno", mai realizzato. Nei secoli successivi la cattedrale venne dotata di facciate effimere in occasione di importanti celebrazioni, ma solo nel
1871, dopo un concorso internazionale, vivaci discussioni e aspri dibattiti, si iniziò a costruire una facciata vera e propria, su progetto di
Emilio De Fabris, conclusa poi dopo la sua morte da
Luigi del Moro, fino al
1887[6].
Queste le statue collocate su la facciata perduta di Arnolfo di CambioQueste le statue collocate sul Campanile di Giotto
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Zuccone Donatello |
originariamente sopra la
porta est del battistero di Firenze.
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Fede Tino da Camaino | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | |
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Sibilla Tino da Camaino Sopra una delle porte del Battistero |
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Maria Maddalena è una scultura in legno parzialmente dorato (altezza 188 cm), realizzata dallo scultore fiorentino Donatello e datata tra il 1453 e il 1455. Eseguita per il Battistero fiorentino, suscitò scalpore e ammirazione a causa dello scabro realismo. |